Non potevo mancare, non potevo mancare perché c’è un filo rosso che lega la mia storia, la storia della mia famiglia, alle ragioni di questa manifestazione e perché questa manifestazione arriva qui, a Torre Annunziata, all’indomani dell’ennesimo scioglimento del Consiglio Comunale per convivenze fra politica locale e camorra.
Questo Pride è contro ogni forma di odio e discriminazione, contro ogni forma di malaffare, contro la camorra. Camorra e malaffare.
Mio padre, Marcello Torre, Sindaco di Pagani dal 7 agosto all’11 dicembre del 1980 (giorno della sua morte), è stato ucciso perché si oppose apertamente, con determinazione e coraggio, alle logiche mafiose, alla corruzione.
Ma ucciderlo non bastava, ricordo l’isolamento in cui fummo gettati, gli sguardi omertosi e vigliacchi, la macchina del fango che ci travolse, eppure noi eravamo innocenti, mio padre aveva la sola “colpa” di sognare una Pagani libera e civile, il suo impegno politico era esclusivamente volto al bene della collettività.
Questa appunto era “l’anomalia”, “l’anormalità”.
Terribile! Sentirsi discriminati dal proprio contesto sociale perché quello che dovrebbe essere la normalità in realtà rappresenta una anomalia.
Ecco, è questo il filo rosso che mi ha condotto qui oggi per unirmi a voi.
Il nostro comune impegno è per ridisegnare un modello di società intollerante sì, ma verso le disuguaglianze, verso il malaffare, intollerante nei confronti del potere corrotto.
E siamo tanti, una pletora, noi qui presenti oggi rappresentiamo soltanto una minima parte di quella società civile sana e desiderosa di pace che crede nei valori democratici, inclusivi, che la nostra bellissima Costituzione ha espresso: tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e sono uguali di fronte alla legge.
Il Pride è qui perché Torre Annunziata non è soltanto malaffare e corruzione, i cittadini di questa terra rifiutano questa etichetta e rivendicano il proprio orgoglio. Tanti torresi vogliono sentirsi cittadini liberi, liberi di potersi esprimere, liberi dalle mafie, dai pregiudizi di una cultura violenta e patriarcale che mortifica e respinge chi non si conforma.
Vi ho parlato prima della terribile esperienza di isolamento che abbiamo vissuto subito dopo la morte di mio padre. Da quell’isolamento siamo usciti e abbiamo intrapreso l’unica strada percorribile per avere voce, per essere ascoltati, per incidere, per modificare lo statu quo: fare rete. Libera Contro le Mafie è stata ed è la mia seconda famiglia; insieme, uniti per promuovere i diritti di cittadinanza, la cultura della democrazia, la giustizia sociale e per contrastare il dominio mafioso del territorio, abbiamo scoperto la nostra forza.
Come dice Don Luigi Ciotti: <la memoria deve diventare impegno, non parole di circostanza> e grazie a questo impegno abbiamo dato vita a numerosi progetti sui beni confiscati alle mafie.
Dobbiamo essere cittadini militanti e fare rete, con questo stesso intento sono stati costituiti i Comitato di Liberazione dalla camorra qui a Torre Annunziata, a Castellammare, nell’area nord di Napoli e nell’area est di Napoli. Il senso della mia presenza qui con voi oggi è questo, testimoniare il valore dell’impegno civile, l’importanza dell’associazionismo come unico valido strumento di contrasto alle disuguaglianze, strumento di lotta per vedere finalmente riconosciuti diritti negati.
Vi leggerò un brano tratto da Le Rane di Aristofane che denunciava qualche secolo fa analoghi, annosi problemi ma non poteva conoscere la forza di questa piazza, di questo Pride:
“Via i furfanti dal Governo, Così anche tra i cittadini, quelli che conosciamo per persone dabbene, saggi, uomini assennati e giusti, educati nel corpo e nella mente, che amano la danza, la musica, questi li scartiamo e ci avvaliamo invece delle facce di bronzo, di gente gretta, di furfanti e figli di furfanti, degli ultimi arrivati, che un tempo lo Stato non avrebbe usato nemmeno come vittime espiatorie, a questi affidiamo ogni ufficio. Ma ora, o stolti, è arrivato il momento di cambiare sistema e tornare a favorire le persone per bene”